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UNA “CARTA DEL DONO”
A febbraio scorso – a Modena – Ministero della Salute, Centro Nazionale Sangue, Centro Nazionale Trapianti Sangue, Associazioni di volontariato riunite nel CIVIS (Avis, Fidas, Fratres e Croce Rossa Italiana) e Associazioni di organi, cellule e tessuti (Admo, Aido, Adoces e Adisco e altre associazioni che afferiscono al CNT) hanno firmato la “Carta del dono”. Un documento programmatico che stabilisce una serie di principi e impegni relativi alla promozione del dono biologico (sangue, emocomponenti, cellule, tessuti, organi e nutrienti come il latte) e alla tutela della sua natura che è libera, volontaria, consapevole, responsabile e non remunerata.
"Il sistema della donazione – ha sottolineato il Ministro della Salute Lorenzin -, che è gratuita, è la base del nostro sistema. È una lista aperta a livello nazionale ed è l'inizio di questa campagna del dono, ovvero di un lavoro di potenziamento della rete, del network del volontariato nel nostro Paese ed in questo caso dell'associazionismo che si occupa della gratuità del dono biologico".
“Il dono è un atto libero volontario e anonimo che sostiene i cittadini bisognosi e garantisce il buon funzionamento dei sistemi sanitari nazionale e regionali. In questa carta sono riportati i valori che insieme condividiamo e che tutti quanti continueremo a diffondere con particolare attenzione nei confronti dei giovani affinché possano garantire la continuità del lavoro che stiamo operando e predisponendo anche per loro”, dichiara Aldo Ozino Caligaris, coordinatore protempore di CIVIS.  



PRELIEVO FORZATO DI ORGANI IN CINA, ANCHE IL GIAPPONE DICE BASTA
Nel gennaio scorso, al Parlamento giapponese, si è tenuta una conferenza sul ‘genocidio clinico’; conferenza nata dall’attenzione dei media giapponesi sul traffico di organi, in particolare dal servizio apparso a luglio 2017 sul turismo giapponese in Cina per i trapianti su Sankei Shimbun. Nell’ottobre 2017, un gruppo di giornalisti si sono riuniti in un’associazione creata per mettere fine al turismo dei trapianti in Giappone, e l’appuntamento di gennaio è stato il primo convegno organizzato da questa associazione.
Alla conferenza hanno partecipato David Matas, avvocato per i diritti umani canadese, David Kilgour, ex magistrato ed ex segretario di Stato canadese, e il dottor Jacob Lavee, medico e presidente dell’Associazione israeliana trapianti. Matas e Kilgour sono gli autori di un’indagine indipendente sugli espianti forzati di organi in Cina, che ha messo in luce l’esistenza di un mercato nero internazionale dei trapianti e di un’organizzazione medica ‘parallela’ il cui scopo è il prelievo forzato di organi da prigionieri di coscienza. Organi che vengono trapiantati a pazienti da ogni parte del mondo. Insomma si tratterebbe di un vero e proprio mercato nero di organi umani. Sono sempre più numerosi i pazienti che si recano in Cina per un trapianto ‘urgente’. E d’altronde, le testimonianze evidenziano come in Cina si possa ottenere un organo compatibile in poche settimane – pochi mesi al massimo – a differenza dei Paesi d’origine, che hanno lunghe liste d’attesa.
Secondo “Japan Organ Transplant Network”, solo nel 2017, la lista nazionale dei pazienti giapponesi in attesa di trapianto comprendeva 13.450 persone. Sebbene in Giappone esista una legge che proibisce il commercio di organi, ai cittadini non è ancora vietato andare all’estero per effettuare queste operazioni. Cosa che a Taiwan, Norvegia, Cile, Israele e Italia è già regolata da una normativa in merito.
In Israele, è proibita ogni attività di compravendita di organi, sia nel Paese che all’estero, mentre a Taiwan i medici raccomandano sempre ai pazienti di rivolgersi a ospedali stranieri che operino legalmente. Non solo: i medici taiwanesi hanno l’obbligo di stilare un rapporto e di seguire il percorso dei pazienti che effettuano i trapianti all’estero, e gli ospedali o i medici che omettono la procedura o la falsificano, sono penalmente perseguibili. E anche i pazienti che acquisiscano l’organo in modo illegale rischiano fino a cinque anni di reclusione.
Minoru Kiuchi, parlamentare giapponese, ha sottolineato come il prelievo forzato sia “una questione internazionale di diritti umani che dovrebbe interessare tutti […] a cominciare dai giapponesi. Dobbiamo lavorare affinché chi condivide gli stessi valori operi insieme per impedire che questo succeda”.
Da tempo la Cina è nel mirino di organi internazionali e dell'opinione pubblica, ma secondo le dichiarazioni del responsabile del Comitato per le Donazioni e i Trapianti in Cina, Huang Jiefu, quella del prelievo non volontario di organi è una pratica che è stata ormai abbandonata, specificando tra l’altro che le donazioni volontarie di organi nel paese stanno aumentando e che l'obiettivo della Cina è quello di arrivare a essere nazione leader di trapianti volontari entro il 2020. L'epoca del «turismo dei trapianti» in Cina, a suo dire, è finita.  
Fonti
• http://epochtimes.it/news/tokio-basta-al-turismo-dei-trapianti-in-cina/
• http://eastwest.eu/it/opinioni/ sogno-cinese/la-cina-vuole-essere-la-nazione-leader-nei-trapianti-di-organi-entro-il-2020



IN OLANDA NUOVA LEGGE SUI TRAPIANTI, E ANCHE LA CHIESA CONDIVIDE
Il 14 febbraio scorso la Camera alta olandese ha approvato una nuova legge sui trapianti di organo in base alla quale tutti i cittadini olandesi maggiorenni diventano potenziali donatori, salvo rifiuto esplicitato. Il nuovo sistema normativo prevede infatti che tutti i maggiorenni non iscritti ancora nel registro dei donatori ricevano una lettera alla quale dovranno rispondere esplicitando il proprio consenso o rifiuto alla donazione degli organi post-mortem. Se a questa prima lettera non seguirà riscontro, come anche alla seconda che verrà inviata dopo sei settimane dalla prima, il destinatario della stessa verrà considerato automaticamente donatore. La mancata risposta pertanto diventa autorizzazione al trapianto. La nuova normativa era stata approvata di stretta misura anche alla camera bassa nel 2016. Alcune modifiche apportate a quel testo - fra le quali anche la possibilità per i familiari della persona deceduta, che devono sempre essere consultati, di avere l'ultima parola sull'espianto - hanno convinto alcuni senatori ad approvarla. E la nuova legge incassa anche il plauso della Conferenza episcopale dei Paesi Bassi il cui referente per le questioni etiche, cardinale Willem Eijk, esprime sostanziale condivisibilità con la nuova normativa. La donazione degli organi post-mortem è un “atto di carità cristiana e di solidarietà”, anche se non si può rivendicare “alcun diritto libero e illimitato” sugli organi: “una persona deve essere in grado di decidere liberamente di mettere a disposizione il proprio corpo per la donazione di organi dopo la morte”. Il porporato puntualizza che l’espianto può avvenire solo quando è stata “diagnosticata una morte cerebrale totale, anche se la respirazione e la circolazione sanguigna sono ancora attive a motivo dell’intervento medico” e che secondo l’etica cattolica “non tutti gli organi sono trapiantabili”: sono esclusi quelli che hanno a che fare con “l’identità personale”, come il cervello o parti di esso e gli organi riproduttivi.  



TRAPIANTO DI NERVO SCIATICO, PRIMO IN EUROPA
La Polonia sembrerebbe il primo paese europeo ad aver effettuato un trapianto di nervo sciatico, responsabile del movimento e della sensibilità delle gambe. Il ricevente è un ufficiale dell’unità anti terrorismo della polizia, il nervo trapiantato invece proviene da donatore deceduto. L’ufficiale di polizia aveva riportato la rottura del femore in una sparatoria perdendo 7 centimetri di nervo sciatico. Jacek Martynkiewicz, dell’University Hospital di Breslavia, nel sud-ovest della Polonia, ha dichiarato che i trapianti da donatori deceduti sono più difficili ma più efficaci rispetto ad altri modi di ricostruire un nervo sciatico reciso. Il primo trapianto di questo tipo è stato realizzato in Canada nel 1988 e da allora ne sono stati realizzati altri 18, nessuno in Europa però.